I musei di Ascoli Piceno | |
Pinacoteca La Pinacoteca Civica ha sede nel Palazzo Comunale (primo e secondo piano) ed è la più importante delle Marche dopo quella di Urbino per la consistenza del suo patrimonio. Nei suoi ambienti riccamente arredati da un lascito di mobilia antica della nobile famiglia Sgariglia sono raccolte opere di vario genere (tele, tavole, ceramiche, numismatica, sculture, strumenti musicali, affreschi staccati, miniature, …) comprese tra il XII e il XX sec., provenienti in parte da chiese e conventi degli ordini religiosi soppressi nel 1861, in parte da donazioni e collezioni private (Ceci, Verrucci Bey), nonché da un deposito della Galleria d’Arte Moderna di |
Roma. Il percorso consta di 15 sale in cui per motivi di sfruttamento
degli spazi non regolari i pezzi non sono esposti diacronicamente,
ma con criteri di logica interna ad ogni ambiente. Per una visita
significativa della durata di non più di un’ora e mezza
si consiglia il seguente itinerario: |
I
Piano • Salone della Vittoria (sala n° 2): opere di Cola dell’Amatrice (1500), pittore e architetto, considerato uno dei primi manieristi per le sue reinterpretazioni dei grandi del Rinascimento Italiano (in particolare Raffaello e Michelangelo); •Sala del Piviale (Sala n°3): prende il nome dal piviale che fu di Papa Niccolò IV, raro esemplare di opus anglicanum così ben conservato; opere di Carlo Crivelli, pittore veneziano tardo-gotico del 1400 residente ad Ascoli fin dagli esordi della sua carriera, e del suo seguace più diretto Pietro Alemanno; • Sala De Magistris (Sala n°4): Madonna del Rosario del pittore tardo cinquecentesco omonimo; Galleria (Sala n°5): da non perdere l’Annunciazione di Guido Reni e la grande tela di Tiziano sul S. Francesco che riceve le stimmate; •Sala Ceci (Sala n°6): parte della collezione appartenuta al medico Ceci nel 1800; •Sala di Cecco (Sala n°7): così chiamata dalla grande tela del pittore ascolano Giulio Cantalamessa raffigurante il letterato, astrologo e |
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scienziato
Francesco Stabili (detto Cecco d’Ascoli) contemporaneo di Dante
e morto sul rogo con l’accusa di eresia a Firenze nel 1327;
ala del Pastorello • (Sala n°8): scultura ottocentesca del Pastorello Dormiente di Raffaele Beliazzi e opere del 1600 di Ghezzi e Maratti; • Sala Fior di Vita (Sala n°9): da non perdere la Passeggiata Amorosa, il tondo realizzato con tecnica divisionista dal celebre Pellizza da Volpedo; •Sala di Diana (Sala n°10): opere di matrice macchiaiola del napoletano Domenico Morelli, provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma; •Sala del Puttino dormiente (Sala n°11): conserva tra l’altro una piccola ma interessantissima serie di opere di Filippo Palizzi; |
II
Piano •Sala De Carolis (Sala n°13): di cui ammirare in particolare l’Autoritratto en plain air di Augusto Mussini; •Galleria dei Giosaffatti (Sala n°14): dove soffermarsi sui bozzetti degli scultori del 1700 locale Lazzaro e Giuseppe Giosaffatti e sugli acquerelli del pittore e archeologo ascolano Giulio Gabrielli; •Sala Pasqualini (Sala n°15): con la collezione omonima di liuteria e dalla cui posizione in sorta di terrazza si può ammirare la veduta d’insieme del Salone della Vittoria, il primo visitato nel nostro percorso. |
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Il
Museo Archeologico è ospitato all’interno del cinquecentesco
Palazzo Panichi sito in Piazza Arringo. L’esposizione archeologica
comprende attualmente al pian terreno un lapidario dedicato al patrimonio
epigrafico della città romana e una sezione dedicata allo sviluppo
urbanistico della città e delle sue necropoli, in cui spicca
lo splendido mosaico policromo con erma bifronte pertinente una domus
romana rinvenuta sotto il Palazzo di Giustizia. Al secondo piano è
raccolta l’esposizione dei materiali piceni organizzata attorno
alla Collezione Civica creata a partire dal 1865 e accresciuta nel
corso degli anni fino a raggiungere gli oltre quindicimila pezzi.
Secondo il recente allestimento, nella prima sala sono esposti i materiali
risalenti alla prima fase della civiltà picena (dalla prima
metà del sec.IX a tutto l’VIII sec. a.C.), nella seconda
sala reperti del periodo “orientalizzante”, nella sala
centrale reperti dell’età arcaica, periodo di massima
fioritura picena, nella successiva i corredi appartenenti alla fine
del sec.VI a.C. e infine nell’ultima oggetti databili alla tarda
Età del Ferro (V – III a.C.). Tra gli oggetti di maggiore
interesse si segnala il cippo di Castignano con iscrizione su due
lati in caratteri dell’alfabeto sud-piceno e un eccezionale
esemplare di Schnabelkanne con ansa a forma di efebo di ispirazione
greco-ionica, datata alla prima metà del V secolo. |
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Luoghi
e itinerari
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